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mercoledì 31 luglio 2013

SVILUPPO SOSTENIBILE e SEMPLICITA'

C'è tanta gente che un pochino ci " marcia" con le teorie dello sviluppo sostenibile, invece TUTTI dobbiamo metterci in testa che l'ambiente, il territorio, non è più una risorsa inesauribile e che ognuno di noi può fare qualcosa, gli amici CHIARA e GINO, con molta semplicità ci mostrano come è possibile recuperare le bottiglie di plastica facendone dei piccoli capolavori che possono essere utilizzati per abbellire verande e giardini ma anche per dare ai bambini un doppio insegnamento: 1) A rispettare l'ambiente e quindi cercare di RECUPERARE e non di gettare 2) Di imparare a COSTRUIRE qualche cosa con le mani, per inciso con materiali, colori a parte, che costano ZERO euro.
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mercoledì 10 luglio 2013

Un nuovo parco per Chioggia Marina?

Ho letto con curiosità l'articolo in cui alcuni consiglieri annunciavano la imminente richiesta di realizzare un nuovo parco cittadino nella zona di Viale Mediterraneo. Al di là di alcune leggerezze, come prospettare la progettazione affidata a un giovane e inesperto architetto neolaureato, ho apprezzato il segnale di crescente interesse per il miglioramento e la crescita del verde cittadino, testimoniato anche dalla nascita di un apposito gruppo Facebook per chiedere un nuovo parco, a cui i consiglieri comunali hanno cercato di rispondere con questa dichiarazione d'intento.

Da alcuni mesi studio il verde cittadino per valutare gli interventi strategici per poi chiedere al Consiglio Comunale e alla SST interventi appropriati. Ho visitato di recente il parco in via Umbria, quella che dovrebbe essere il fiore all'occhiello dell'Amministrazione (le foto che vedete le ho scattate lì domenica). Il parco ha dei piacevoli passaggi, un laghetto con tanto di tartarughe, fontane funzionanti, bagni, fresca ombra di alberi di buona grandezza, cestini in quantità.

Però c'è ancora da fare: trovo immondizia sparsa, c'è da ripristinare le aiuole, consentire accesso ai cani (al guinzaglio), eliminare diversi alberi secchi, chiudere la zona di servizio con il magazzino di piastroni, cordoli e scarti di potatura, rasare le ceppaie degli alberi abbattuti, evitare potature che provocano più danni che benefici.

Insomma c'è ancora molto da fare per arrivare ad un'alta qualità. Dunque innanzitutto vediamo di tenere BENE quello che abbiamo, di renderlo fruibile a tutta la cittadinanza, amici a quattro zampe inclusi. Poi c'è il problema della sorveglianza. Mi piacerebbe vedere quei simpatici pensionati che aiutano gli scolari ad attraversare andare a due a due a perlustrare ogni tanto i nostri parchi per segnalare ed eventualmente multare comportamenti inappropriati e danneggiamenti. Ma la migliore cura ce l'hanno i cittadini che vivono quegli spazi: andate nei parchi e se trovate qualcosa che non va intervenite o segnalate ai vigili!

Apriamo ai cani al guinzaglio i parchi!
Ripristiniamo le aiuole!
Facciamo attenzione ai rami spezzati e sospesi!

Come coordinatore locale dell'associazione Amico Giardiniere abbiamo lanciato alcune precise proposte all'Assessore all'Ambiente Silvia Vianello: dare alla città un regolamento di tutela del verde, preparare un piano annuale di sviluppo del patrimonio arboreo cittadino (da censire) e aumentare il bilancio annuale del verde. Tema scottante in questi anni difficili quello di cambiare il budget. Non credo ci siano le risorse per un nuovo parco, ma credo sia doveroso e possibile migliorare l'esistente: aprire il bosco di S.Felice, il parco degli Elci in viale Jonio, predisporre fasce verdi sul Lusenzo.

Sono le esigenze della comunità a indirizzare le scelte politiche e credo che si stia aprendo a Chioggia e Sottomarina (in breve Chioggia Marina) una fase di ripensamento e rivalutazione del verde in città. Invito tutti gli amici del verde a firmare la nostra lettera aperta all'assessore Vianello perchè porti all'ordine del giorno un regolamento di tutela del verde: raccoglieremo le adesioni il 20 e 21 luglio a Palazzo Goldoni in occasione di Clodia Comics, dedicata quest'anno alla raccolta di offerte per piantare nuovi alberi e siepi miste.

Francisco Panteghini,

Coordinatore dell'Associazione Amico Giardiniere

info@amicogiardiniere.it

sabato 6 luglio 2013

Dall'Atlantico alla laguna a piedi!

Al Bed and Breakfast Palazzo Goldoni a Chioggia sono arrivati la sera del primo luglio due coniugi francesi affardellati da pesanti zaini. Sono i coniugi Carriou, che vivono in Bretagna e hanno deciso di concedersi ben più che una vacanza... Hanno realizzato un sogno con un viaggio a piedi di oltre 1800 chilometri dalla cittadina bretone di Larmor alla laguna di Venezia. Dopo due giorni a Chioggia, hanno percorso Pellestrina e hanno concluso idealmente il viaggio in piazza S.Marco. Del viaggio hanno pubblicato foto e descrizione di ogni tappa sul loro blog http://carriou.jimdo.com/, che è ovviamente tutto in francese.

Lo scorso anno Francisco Merli Panteghini aveva portato a termine un singolare pellegrinaggio da Chioggia a risalire il Brenta (anzi La Brenta come ama dire lui) da cui a tratto un agile e ispirato libretto intitolato "La forma dell'acqua". Aveva percorso 170 chilometri in kayak e a piedi fino al lago di Caldonazzo. Durante quel viaggio aveva incontrato un altro viaggiatore: lo svizzero Hans che scendeva da Zurigo alla foce della Brenta col suo fedele cane Pelouche. Anche Hans fu ospitato in quell'occasione a Palazzo Goldoni e ricevette un'ampolla d'acqua della Brenta da riversare nel fiume Reno che nasce poco lontano dalla sua casa.

In tutta Europa aumenta il numero di coloro che passano le loro vacanze o un tempo indefinito per cercare qualcosa camminando (on foot, marchant, Fuß ecc. ecc.). In Italia rifiorisce la via Francigena, le alte vie tra le montagne, il cammino di San Francesco, di Sant'Antonio e altri. Sulle tracce di antichi pellegrini o montanari sempre più persone trovano un'altra dimensione fatta di lentezza, confronto con gli elementi, relazione col paesaggio e coi suoi abitanti. Ed ogni volta nascono incontri, amicizie, illuminazioni. Un amico giornalista ha percorso per una settimana gli Appennini sulla via Francigena ed ha incontrato un ragazzo calabrese che scendeva da Milano verso casa dei suoi, dopo che non gli era stato rinnovato il contratto di lavoro. In cinque giorni sono diventati grandi amici, come si conoscessero da anni.

Tornando al diario dei coniugi Carriou, "dall'Atlantico all'Adriatico", così descrivono così l'epilogo del loro viaggio:

69° tappa, arrivo a Venezia

"Ieri abbiamo fatto la nostra ultima marcia, ma nonostante questo, sembrava che qualcosa mancasse. Nelle nostre teste il viaggio non era davvero concluso, e noi non sapevamo perchè... Questo finale si scriveva coi punti di sospensione e non con il punto a capo. Ma questa mattina, durante la colazione, Giulia e suo figlio Michele ci hanno presentato il marito, Francisco, un kayakista che era molto interessanto alla nostra aventura. Prima di salutarci ci ha donato un piccolo flacone, riempito d'acqua della laguna perchè lo mescolassimo con quella dell'oceano. Questo gesto, del tutto inaspettato, ci ha molto commosso. Noi abbiamo capito che in quel momento il nostro viaggio raggiunto il suo vero finale. Ora, dentro di noi, sappiamo che il sogno e l'utopia posso diventare realtà a condizione di crederci e agire concretamente in questa direzione. Grazie a tutti, per il vostro aiuto, senza di voi il viaggio non si sarebbe potuto fare in così buone condizioni. Non è tutto perduto! Durante questi due mesi noi abbiamo ricevuto solamente amicizia, conforto e solidarietà. Du fond du coeur,très sincèrement merci encore. (Dal fondo del cuore, molto sinceramente, grazie ancora)".

domenica 10 marzo 2013

Guarire l'anima con i fiori del dottor Bach

All'inizio del secolo scorso il dottor Edward Bach studiò le proprietà di alcuni fiori ed elaborò un metodo terapeutico che concentrasse l'attenzione sulla personalità del malato più che sulla sua malattia. Osservando i comportamenti umani classificò 12 stati mentali che, a suo avviso, causavano la maggior parte delle patologie. Secondo il Bach la malattia all'origine non e' materiale ma è il risultato di uno squilibrio tra le scelte compiute con la mente e ciò che desidera il nostro cuore. Questo squilibrio, se resta inascoltato, genera un sintomo nel fisico del quale la persona è costretta ad occuparsi, perché soffre. Seguendo invece il proprio intuito e istinto si compiono quelle scelte armoniche che permettono al corpo di rimanere in salute. Dietro ogni disturbo fisico, secondo Bach, ci sono le nostre paure, le nostre preferenze, tutte le nostre emozioni ed è proprio un'emozione negativa all'origine di ogni disturbo psicosomatico: guarendo la mente, il corpo seguirà.

Bach individuò inizialmente 12 rimedi di base che vennero associati ai 12 stati psichici più comuni che chiamò i "dodici guaritori" che sono:

Agrimony (Agrimonia), per chi nasconde i propri tormenti dietro una facciata gaia e cortese;
Centaury (Centaurea minore), per chi non riesce mai a dire "no";
Chicory (Cicoria comune), per chi ama in modo possessivo, cercando di fare tutto il possibile per essere ricambiato;
Rock Rose (Eliantemo), per chi è preso da grande paura e panico;
Gentian (Genzianella autunnale), per chi si abbandona al pessimismo, si scoraggia e si deprime facilmente;
Mimulus (Mimolo giallo), per chi ha paura delle cose di tutti i giorni (andare dal dentista, paura di oggetti etc)
Impatiens (Balsamina dell'Himalaya), per chi è impaziente e non sopporta interferenze coi suoi ritmi;
Cerato (Piombaggine), per chi non ha fiducia in sé e chiede continuamente consiglio ad altri;
Scleranthus (Fiorsecco, Scleranto o Centigrani), per chi è indeciso tra due scelte;
Vervain (Verbena), per chi si lascia trasportare troppo dall'entusiasmo e ha un forte senso di giustizia;
Water Violet (Violetta d'acqua), per chi ama stare da solo e talvolta e' orgoglioso;
Clematis (Clematide), per chi sogna ad occhi aperti, vivendo più nel futuro che nella realtà.

In seguito vennero individuati altri 26 rimedi che completarono la serie. Per individuare ore più adatto potete partire dall'emozione che vi mette in difficoltà. Ecco alcune delle emozioni negative che riporto con esempio con i loro rimedi floreali.

PAURA:

ROCK ROSE (Eliantemo): per le situazioni che provocano grande angoscia e terrore in seguito a incidenti, incubi. Per la paura della morte e della sofferenza. Attacchi di panico , collassi nervosi irrigidimento del corpo e perdita della parola. LA FRASE: Affronto con coraggio eroico qualsiasi emergenza

MIMULUS (Mimolo): paura la cui origine è conosciuta, paura della povertà, del buio, delle malattie, del giudizio degli altri, timidezza e tutte le fobie (claustrofobia, paura di alcuni animali, paura di volare) LA FRASE: Trovo il coraggio di vivere ogni esperienza.

ANSIA:

AGRIMONY (Agrimonia): per chi è amante della tranquillità al punto di sopportare senza lamentarsi i soprusi altrui. Crisi ansiose con oppressione al petto, disturbi alimentari (anoressia, bulimia) LA FRASE: Riconosco, accetto ed integro i miei conflitti interni

CENTAURY (Centaurea): sottomissione, servire gli altri per sentirsi amati, senso di stanchezza continuo, non si riesce a reagire. LA FRASE: Mi rafforzo in volontà e determinazione e costruisco la mia individualità.

PREOCCUPAZIONE ECCESSIVA:

CHICORY (Cicoria selvatica): invadenza, tendenza a manipolare gli altri. Si tende al possesso affettivo, si ha bisogno di continue rassicurazioni affettive. LA FRASE: Dono disinteressatamente il mio amore.

VERVAIN (Verbena): dogmatismo, fanatismo, non si accettano le idee altrui, entusiasmo eccessivo, iperattività. LA FRASE: Con moderazione vivo le mie idee

AFFATICAMENTO:

OLIVE (Olivo): per coloro che hanno molto sofferto fisicamente e moralmente e sono così stanchi ed esauriti che si sentono incapaci del minimo sforzo. Per loro la vita quotidiana è un fardello privo di piacere. LA FRASE: Nella pace risorgo alla vita del corpo e dello spirito.

OAK (Quercia): per quelli che combattono una dura battaglia e continueranno a battersi benché le prospettive di riuscita siano quasi nulle. Scontenti di se stessi se la malattia impedisce loro di aiutare gli altri. LA FRASE: La flessibilità equilibra in me la forza e il senso di responsabilità

HORNBEAM (Carpine): per quelli che non si sentono abbastanza forti mentalmente e fisicamente per sopportare il peso della loro vita: le occupazioni quotidiane sembrano troppo pesanti anche se riescono a far fronte con successo ai loro impegni. LA FRASE: Affronto con nuova vitalità e rinnovato interesse le mie giornate.

ATTACCAMENTO AL PASSATO:

WALNUT (Noce): disorientamento di fronte ai cambiamenti, incostanza, ci si lascia condizionare dalle idee altrui. Questo rimedio è indicato anche per i bambini in fase di dentizione, per gli adolescenti che si affacciano alla pubertà, dopo un divorzio, un cambiamento di lavoro o un trasloco. LA FRASE: Mi libero dalle influenze che mi limitano e procedo senza incertezze lungo la rotta.

GELOSIA:

HOLLY (Agrifoglio): sospetto, invidia, ammirazione distorta per gli altri e continuo confronto, disamore di sé. Desiderio di vendetta. LA FRASE: Apro il mio cuore all'amore e alla compassione.

Se l'argomento vi ha appassionato seguite uno dei miei corsi di floriterapia, il prossimo lo trovate sul mio blog. Buona evoluzione verde,

Francisco Merli Panteghini

Mediatore Elementare

domenica 3 marzo 2013

Alberi di destra o di sinistra?

E' stato molto difficile andare a votare alle scorse elezioni. Difficile per me che ho una visione "albero centrica" delle priorità. Si parla di corruzione, di rilancio, tagli, redditi di cittadinanza, conflitto di interessi ecc. ecc. Ma molto, molto prima di tutto questo è per me vitale che si parli di trasformazione dei nostri stili di vita, rigenerazione dell'ambiente, messa al bando progressiva di tutte le tecnologie che danneggiano la biosfera e, quindi, massicci investimenti in ricerca e applicazione delle tecnologie, dei modi di produrre e di consumare compatibili con questo pianeta. In caso contrario condanniamo all'estinzione gli umanoidi e molte altre specie.

Mi è venuto da chiedermi cosa avrei votato se fossi stato un albero. Destra o sinistra? Grillo o Monti? Non è vero che gli alberi tacciono, o che sono indifferenti a ciò che accade. Gli alberi parlano e come: frinire di foglie, rilasciano terpeni dell'aria, scambiano informazioni con l'acqua e attraverso i gangli di radici che si sfiorano sotto terra. Solo che non parlano di molte cose che per noi sono importantissime: il calciomercato, matrimoni gay, corruzione, inganni e truffe varie, rilancio dell'economia. Vivono una realtà apparentemente più semplice, radicata nell'essenzialità del flusso della vita. Non conoscono la menzogna e l'ansia per il domani ed in questo hanno di certo molto da insegnarci.

I temi ambientalisti sono stati spesso appannaggio della sinistra, che ha trovato sintonie con i verdi. Il PD ha ereditato la quercia come albero simbolo, poi virando al centro, ha inglobato l'ulivo, denso di riferimenti cristiani e mediterranei. La Lega ha fatto del colore verde un colore ideologico, schierandosi spesso a favore del settore agricolo, dello sviluppo locale e decentrato del territorio ma di fatto ad oggi, manca di una visione strategica per uno sviluppo armonioso tra attività umane e qualità ambientale. Il Partito Sudtirolese ha scelto da sempre la stella alpina come simbolo ed è stato capace di tessere un'attenta politica di salvaguardia e valorizzazione ambientale, fortemente locale e orgogliosamente montanara oltrechè germanica.

Eppure nel simbolo della nostra bistrattata repubblica, seguendo una precisa tradizione araldica, le mura turrite della nostre belle e storiche città sono accompagnate da due bei rami: la quercia e l'ulivo. La lettura simbolica è molteplice: due alberi che si riassumono la vocazione mediterranea della Penisola ma anche la sua radice continentale. La quercia fu albero sacro in molte civiltà antiche europee, albero sapiente e protettore dei celti, protagonista delle antiche foreste continentali. L'ulivo simbolo della cultura mediterranea, diffuso da greci e romani e poi cristianizzato dalle meditazioni di Gesù di Nazareth nel famoso orto (giardino) degli Ulivi. L'Italia sembra quindi avere tracciato nel destino il compito di unire queste due tradizioni a tutti i livelli. E di certo il nostro paesae è un luogo di mescolanze e artistiche creatività giunte da molte Direzioni.

Gli alberi in definitiva non mi danno indicazioni di voto, un po' come la Santa Sede, ora vacante. Indicano silenziosamente altre priorità: qualità delle acque, dell'aria, rimboschimento, agricoltura naturale, mobilità sostenibile (vi ricordate a cosa servono le gambe che gli alberi ci invidiano a volte?). Personalmente mi sono preso un impegno. Dare alla mia città, Chioggia, un regolamento del Verde all'avanguardia. Non un posticcio scopiazzamento di altri comuni, Venezia o Torino, ma un originale e innovativo regolamento che porti in una decina d'anni questa città ad avere un patrimonio verde di prim'ordine. Se a questo si assocerà la tutela delle acque noi e i nostri figli vivremo in una preziosa perla verde e azzurra. Se volete partecipare al gruppo di studio per il nuovo regolamento del verde contattatemi.

Francisco Panteghini

Coordinatore dell'Associazione Amico Giardiniere

(la foto qui sopra è la pubblicità della Fitoconsult, ditta di Varese di livello europeo nella tutela degli alberi)

mercoledì 6 febbraio 2013

Pini di mare o pini da amare?

Il pino ha l'onore di essere il pass partout, almeno in Veneto. La gente comune chiama "pino" qualsiasi abete, cedro, pino e spesso anche tuje, cipressi e laylandi finiscono nel novero. Peccato che questa notorietà derivi dalla mancanza di conoscenza botanica e soprattutto di rapporto vivo e diretto. Le pinacee sono molte in effetti, oltre 40 specie al mondo, e hanno la caratteristica precisa di avere gli aghi raccolti in mazzetti, solitamente di 2 o 3 aghi, sostenuti da un piccolo bitorzolo.
Le specie più diffuse in Italia sono il pino domestico (o pino da pinoli, spesso confuso erroneamente col pino marittimo), pino marittimo, pino silvestre e, solo in montagna, il cirmolo e il pino mugo. Meno diffuso il pino strobo e quello di Aleppo. Le specie del genere Pinus sono monoiche, cioè ogni singolo esemplare porta contemporaneamente infiorescenze maschili (che rilasciano polline) e femminili (che contengono ovuli da fecondare). L'agente di trasmissione, il cupido dei pini, è il vento che agitando le cime con i fiori maschili, porta a nozze il polline maturo.
Dopo la fecondazione i coni femminili lignificano trasformandosi in pigne, che portanti i semi. I pinoli sono il seme del pino domestico e dello strobo. Le pigne degli altri pini contengono semi alati non commestibili, quando sono maturi la pigna si apre e il vento, grande alleato, li dissemina. Da diversi anni i pini sono colpiti da una agguerrita invasione di un lepidottero voracissimo che lo defoglia velocemente: è la famosa processionaria, Thaumetopoea pityocampa, che quando scende a interrarsi per trasformarsi in farfalla scende in ordinate file dai tronchi degli alberi.
Nonostante sia una specie coltivata da millenni dall'uomo ancora oggi viene potato malamente. Nella maggior parte dei casi la potatura consiste semplicemente nella spalcatura: ovvero la rimozione dei rami più bassi. In questo modo si formano lunghi tronchi spogli con tutta la chioma concentrata in alto, aumentando il rischio di rotture (aumenta l'effetto leva della pressione del vento in alto) e costringe la pianta a crescere ancora più in altezza invece di allargare la chioma.
La buona potatura del pino dovrebbe avvenire dall'interno: cioè il potatore dovrebbe arrampicarsi dentro la chioma, rimuovere i rami secchi e quelli spezzati e ridurre il numero delle cime, senza moncare i rami (che nel caso del pino non riescono a ricacciare e sono quindi destinati a seccarsi inevitabilmente) ma operando con dei tagli di ritorno. Questa elementare tecnica di potatura è una delle buone pratiche che deve ancora essere assimilata da molti presunti giardinieri, rami secchi che spero presto verranno potati fuori dal mercato del verde.
Non ha senso pagare un giardiniere per fare danni alla nostra proprietà. Gli alberi sono un bene comunitario, sono i più grandi produttori di ossigeno, fissatori di CO 2 e di altri acidi con cui inquiniamo l'aria che respiriamo. Tuteliamo gli alberi e guadagneremo in salute. Inoltre i pini, per la loro crescita contenuta sono ottimi vicini di casa, a patto di piantarli lontano da strade asfaltate che puntualmente sollevano. Ottimi esempi di case disseminate in pineta sono Rosa Pineta (RO) (dove sono state scattate molte di queste foto) ed Eraclea mare (VE) che vi invito a visitare.
Per terminare, un omaggio poetico ai pini:

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,

Gabriele d'Annunzio, la pioggia nel pineto

Buona evoluzione verde!

Francisco Merli Panteghini

Mediatore elementare

mercoledì 30 gennaio 2013

La Forma dell'Acqua

Ho scritto un libro come testimonianza di un viaggio a risalire la Brenta. Risalire un fiume è un'esperienza superba: ho cominciato con la Piave nel 2010. Adoro camminargli accanto, incontrare i suoi affluenti, vederlo ringiovanire mentre risale le montagne e torna torrente, poi guadarlo e sentire le diverse qualità delle sue rive, destra e sinistra. Mi immagino il corso del fiume come un bel vecchio dalla lunga barba. Appena succede qualcosa in qualche punto lui se ne accorge subito: "chi mi tira la barba?". Quanta saggezza in questi fiumi, quanti colloqui nel loro frusciante Silenzio.
Ho intitolato il viaggio "La forma dell'Acqua" perché è questo il mio augurio per l'umanità in evoluzione: che sappia prendere la forma dell'acqua, sappia cambiare e adattarsi umilmente. Che ciascuno, come una singola goccia d'acqua, sappia intuitivamente dove andare. Due gocce d'acqua si incontrano e cominciano a fluire, poi si fondono ad altre e scorrono in ruscello, poi torrente, in fiume, lago e infine mare. L'acqua trova sempre la sua strada, sopra o sotto la terra, sa essere dolce e paziente ma inarrestabile. Ma soprattutto la preziosa acqua sostiene tutte le forme di vita di questo pianetino blu.
Un'amica mi ha chiesto a bruciapelo: "ma cosa cerchi in questo viaggio lungo la Brenta?". Dopo un paio di tentativi di aggirare tanta schiettezza ho dovuto ammettere "il coraggio". Il coraggio di manifestare ciò che sento e di essere fedele al me stesso di oggi, in perenne mutamento. Noi esseri umani siamo come i fiumi: il nome resta sempre lo stesso ma l'energia che ci attraversa si rinnova continuamente (pensieri, emozioni, intuizioni...). Forse anche noi abbiamo un percorso già segnato, una specie di destino che ci porta esattamente dove desideriamo arrivare per ritornare a confonferci col grande mare cosmico.
Più che un viaggio è stato un pellegrinaggio per me che sono così innamorato di Francesco d'Assisi e Antonio da Padova. Un pellegrinaggio verso il cuore delle terre che amo, da Chioggia per Padova e su su verso Bassano e il Trentino. Cercavo il coraggio di aprire un ospedale per le piante a Mestre, il Verde Ospitale, che ho poi inaugurato al ritorno (vedi www.AmicoGiardiniere.it) . Il coraggio di cambiare il mio stile di vita per stare vicino alla terra. Il coraggio di accettare le mie ombre, senza rinunciare a seguire la luce.
Comincio venerdì una serie di presentazioni pubbliche del libro. Sono occasioni per incontrare chi sente, come me, che è necessario mettersi insieme per risanare la terra, che non ci sono alberi, acque, lagune di destra o di sinistra perchè questo bel pianeta e la sua vitalità, che tutti ci invidiano nell'universo, è il nostro bene comune. Imparando ad accordarci tra noi nel nome del rispetto per la casa comune potremo imparare a diventare più umani. Ma il rispetto non basta! Dobbiamo reinnamorarci profondamente e desiderare il meglio per questa vecchia madre Terra piena di rughe e tumori che noi abbiamo provocato, spesso inconsapevolmente.
Ecco le prossime date della presentazione del libro. Venite all'acqua e scorriamo insieme! Be water!

Venerdì 1 febbraio, h 21, Chioggia, Palazzo Goldoni, Rione Duomo 307. Al mattino sarò anche ospite a Radio BCS alle ore 12 per parlare di acqua e ambiente.

Domenica 17 febbraio h 16, Serravalle di Vittorio Veneto, spazio Arco di Stella, Via Roma, 80

Sabato 23 febbraio, h 11, Mestre, presso Cani per Caso e Verde Ospitale, via P. Berna 3

Alle presentazioni potrà essere acquistato anche il libro ad un prezzo scontato: 8 euro (contro i 10)

Buona lettura e buona evoluzione.

Francisco

domenica 27 gennaio 2013

Quale sviluppo per quale turismo?

Ho assistito di recente ad una conferenza sul turismo organizzata da uno dei maggiori partiti nazionali. Speravo in una tavola rotonda, con la possibilità anche del pubblico di intervenire, chiedere, proporre. E' stata una qualificata serie di relazioni, per metà tenuta da vari esponenti di partito in clima elettorale e per l'altra metà da una serie di rappresentanti di categorie (albergatori, campeggi, balneari, studiosi di turismo). La seconda parte è stata nettamente quella più interessante ma sono rimasto molto, ma molto deluso, dalla quasi assoluta mancanza di una prospettiva sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale del turismo. Tutti sembrano dimenticarsi che il mare, l'inquinamento, i residenti stessi d'inverno non vanno in vacanza!
Sciorinando dati statistici (in parte falsi, come ha precisato il professore universitario schiettamente) si è parlato del bisogno di strategie chiare, di livello nazionale, di favorire il marchio made in Italy, di sfruttare meglio i beni artistici del Belpaese, di formare meglio il personale, di investire in un settore che rappresenta l'8% del PIL (prodotto interno lordo della nostra economia, e precisamente quella "in regola"). La metafora più usata è stata quella del turismo come "petrolio italiano". Metafora purtroppo molto efficace, perchè il turismo di massa è un'industria pesante, al pari di quella petrolchimica. Inquina, favorisce la speculazione edilizia, consuma il territorio, disgrega gli equilibri delle comunità ospitanti quando le soverchia.
Gli addetti ai lavori hanno messo i politici davanti a un'agenda chiara: ridurre i costi della burocrazia, paragonata continuamente a una complicata e farraginosa macchina, semplificare la normativa, tutelare chi produce invece di ostacolarlo con continui adempimenti o cambiamenti normativi dell'ultimo minuto, reinvestire le eventuali tasse di soggiorno a favore del settore turistico invece di usarle per ripianare pericolanti bilanci. Più che incentivi gli imprenditori insomma hanno bisogno di essere messi in grado di lavorare, produrre, reinvestire in un quadro di riferimento giuridico chiaro e con una burocrazia collaborativa e non gelosa del suo crescente potere, spesso refrattario anche alla stessa dirigenza politica. Alcuni albergatori sottolineavano anche la scarsa quantità di "reapeater" qui in Veneto: ovvero i turisti spesso vengono trattati male e non ritornano. Ma cosa c'entra questo con l'argomento di questo canale su ambiente, alberi e territorio? Purtroppo niente. Purtroppo la coscienza che la salute del nostro ambiente è il più trasversale e primario dei bisogni, e quindi degli obiettivi, è lontano sia dagli amministratori presenti che da molti imprenditori.
Chiogga si confronta troppo spesso come una sorellastra minore a Venezia. Io amo Venezia, ma non ci vivrei mai: sia per il costo altissimo della vita, sia perchè mi soffocherebbe vivere in un "museo all'aria aperta". Io voglio vivere e contribuire a una comunità che evolve, che affronta le sfide sociali, economiche ma soprattutto ambientali di oggi confrontandosi sinceramente. Una comunità che inventa economia in armonia col territorio, senza svendere la sua identità, le sue risorse, la sua stessa anima per soddisfare un turismo usa e getta, da fast food e trancio di pizza, per quanto buona possa essere. Cara Venezia, venduta e resa schiava, dai tuoi stessi figli! Ciòsa Marina, la mia città, è diversa: può ancora scegliere cosa diventare, al contrario di Jesolo ad esempio. Ha ancora una sua identità autonoma, con o senza il divertimentificio estivo è ancora capace di produrre, commerciare, offrire servizi, creare nuove imprese nei settori più disparati.
Questa comunità, se saprà riconoscersi come tale, può essere orgogliosa di aver mantenuto un legame vivo con la sua tradizione marinara e contadina. Questa gente di laguna, tra terra e mare, potrebbe imparare a condurre la sua barca, anzi il suo bragozzo, usando come vela uno sviluppo capillare dell'offerta turistica fondata sull'unicità e sulla qualità ambientale del suo territorio, della laguna, del mare, dei fiumi che da qui partono. Allora vedresti rifiorire le campagne, ridurre la speculazione, alimentare itinerari in bicicletta, gustare i prodotti tipici che nessun altro ha, rilanciare il consumo e la cultura del pesce, godere le Tegnue e vivere il mare in tutte le stagioni.
Mio nonno Arturo portava subito dopo la guerra la famiglia in ferie dal Trentino alla spiaggia di Sottomarina, perchè quel vecchio saggio preside, era convinto che il mare e le sabbie di queste sponde avessero reali proprietà curative e salutari. Io ne resto convinto anche oggi ma chi ci vive sembra avere dimenticato che l'identità profonda di questo pezzo d'Adriatico è proprio offrire benessere naturale: mare, sabbiature, sport e yoga all'aperto, cibo sano, massaggi e altro ancora che potremo inventare e attirare qui. E ancora: il possibile ulteriore sviluppo del porto e delle darsene, se sapranno coniugare rispetto per l'ambiente e sviluppo della rete di canali, fiumi e ferrovie attorno alla città. Giacomo di Stefano ha navigato i fiumi d'Europa su una barca di legno, a vela e remi, di nome CLodia: è arrivato a Istanbul, l'antica Bisanzio che tanto ha contribuito alla nascita e allo sviluppo della cultura lagunare veneziana. Spero che sia un ottimo auspicio per uno sviluppo del turismo di qualità, slow perchè si gode il territorio e le relazioni.

Francisco Merli Panteghini
Mediatore elementare

martedì 22 gennaio 2013

Il Geòscopo di "Ciòsa Marina"

Dopo un anno di studi sono lieto di condividere questo primo "geòscopo" di Chioggia, ovvero un'analisi geomantica che utilizza il linguaggio dell'astrologia per spiegare le caratteristiche di un luogo (in questo caso la città di Chioggia Marina, ovvero gli attuali abitati di Sottomarina, Chioggia, Isola dell'Unione, Brondolo e S.Giovanni). Il Geòscopo serve a capire meglio l'influsso che imprime ai suoi abitanti,le energie di base e le predisposizioni di massima. La definizione del Geoscopo, in modo analogo all'oroscopo e allo studio della carta natale degli individui, si basa su una organizzazione spaziale in settori che ricalca le case zodiacali e prevede l'individuazione, con appositi studi e verifiche sul terreno, dei principali centri energetici cittadini e del loro influsso reciproco nella griglia di riferimento.
Dalle informazioni raccolte finora sembra che la struttura geomantica e anche identitaria della città abbia iniziato una fase di trasformazione negli anni Settanta del Novecento che si sta stabilizzando ora con l'emergere di una struttura integrata, idealmente centrata sulla laguna del Lusenzo. Prima di allora la struttura energetica dell'Isola di Chioggia era molto autonoma e connessa con il sistema lagunare, in cui svolgeva la funzione di pulizia, un po' come un rene. In seguito lo sviluppo di Sottomarina e la crescente interconnessione, suggellata dal completamento dell'Isola dell'Unione, ha portato all'emergere di una nuova struttura geomantica. L'energia delle strutture energetiche del paesaggio forniscono il substrato, la vibrazione di base di ogni paesaggio con una propria identità. Studiando la sua correlazione con le attività umane e i cicli naturali è possibile usarla come strumento di integrazione della pianificazione urbana e della lettura del potenziale nascosto o dei conflitti ricorrenti. La struttura geomantica è un po' come il palcoscenico in cui gli attori (umani, animali, piante ecc. ecc.) interagiscono.
La struttura e l'arredo di questo palcoscenico influenzano gli attori, umani e non, che potranno essere agevolati o ostacolati dalla struttura esistente anche se poco visibile. Immaginate ad esempio di voler recitare una tragedia greca con lo sfondo di un giardino zen giapponese: la recita sarà poco credibile e creerà molti problemi. Il copione dovrà essere quantomeno rivisto e adattato all'esistente, oppure lo scenario stesso dovrà essere laboriosamente trasformato. Cosa che è sempre possibile ma richiede una conoscenza e una chiarezza di intenzione mirabili che solo pochi mitici fondatori di città hanno dimostrato in passato. Per rendere più semplice la lettura del Geòscopo ho usato il linguaggio equivalente dell'astrologia che tutti intuitivamente conosciamo e che ci aiuta a comprendere giocosamente i concetti di base. Si potrebbe tradurre la mia analisi anche in termini geomantici (tempio del paesaggio, chakra della terra ecc.) o secondo la terminologia del Feng Shui (vene di drago, zone di ristagno ecc,).
Cominciamo dalla fatidica domanda? Chioggia Marina di che segno è? La risposta dei miei studi mi indica che la città è sotto l'egida del Sagittario. Il Sagittario è un segno gioviale, estroverso, amichevole, sensuale, avventuroso e caloroso, che ispira facilmente simpatia ma fatica a instaurare amicizie profonde. Il segno del Sagittario è governato dal pianeta Giove, il grandioso signore dell'Olimpo, a volte un po' spaccone a dire la verità. Il simbolo del Sagittario è la freccia del centauro, aiutante del segno è l'asteroide Chirone, che a Chioggia però si trova in posizione difficile, venando l'influsso del segno con una certa mancanza di sincerità e avventatezza. Come gli appassionati sanno bene il segno zodiacale offre alcune informazioni ma è molto importante conoscere anche l'ascendente per delineare il temperamento. L'ascendente di Chioggia è il micidiale Scorpione. La combinazione dei due segni, l'uno di fuoco e l'altro d'acqua bollente sviluppa potenzialità piene di ambiguità.
Da un lato la determinazione dello Scorpione potrebbe sfruttare in maniera costruttiva, per uno scopo preciso, l'irruenza del sagittario, affrontando l'evoluzione in modo deciso e risoluto, e soprattutto sostenendo la libera espressione dei desideri. Desiderio di movimento, libertà di pensiero, sensualità, carattere forte, piglio combattivo. Questo miscuglio di acqua e fuoco rischia però di diventare esplosivo in mancanza di un intento evolutivo chiaro. Emerge allora la parte distruttiva, rissosa e vendicativa. Nessuno dei due segni ama abbandonare il campo di battaglia o chiedere pace anche quando si accorge che sta sprecando le sue energie.
Il gusto della sfida e il protagonismo rischiano di prendere la mano e di farci imbarcare in avventure inutili. In mancanza di una buona dose di stimoli esterni che sappiano catalizzare l'attenzione l'energia di Chioggia tende a ripiegarsi in se stessa. Il difficile equilibrio tra l'ottimismo del sagittario e il pessimismo cinico dello scorpione crea continue tensioni e difficoltà a valutare le situazioni con calma e realismo, alternando visioni estreme tutto bianco/tutto nero. Di certo chi accoglie l'energia di questa città sviluppa una personalità forte, tende a essere in gioventù indisciplinato, ribelle e indipendente. Poi con la maturità diventa più conservatore ed è portato ad usare la voce del comando. Nonostante tutte queste caratteristiche apparentemente maschili l'energia profonda della città è femminile, acquosa e ricettiva. Il suo cuore è la laguna del Lusenzo. Deve però accettare di ricevere dall'esterno (dal mare ad esempio) gli stimoli per evolvere. Chioggia tende a definire la sua identità in contrapposizione o relazione con altre identità e vive con qualche ambiguità questo bisogno vitale.

Per altre informazioni o collaborazioni sui miei studi geomantici sulla città scrivetemi.

Francisco Panteghini
Mediatore Elementare
Consulenze di Ecologia Olistica

domenica 20 gennaio 2013

La poesia del mare, anche d'inverno

Da quando vivo qui, a due passi dal mare, non perdo occasione di andare a godermi questa energia primordiale. Mi sono sempre stupito di come, fuori dalla stagione turistica, tutto il litorale venga chiuso, abbandonato, trascurato. Forse che il vento non soffia a ispirare nuovi pensieri d'inverno? o che il sole non sorge con la sua meravigliosa tavolozza a dipingere il cielo sul mare? Perchè mai perdere contatto con una delle fonti primarie di nutrimento, economico ma anche culturale e, permettetemi, spirituale per metà dell'anno?
L'amica Debora mi ha scritto indignata per la sporcizia che il mare rimanda sulla spiaggia. Mi ha chiesto di aiutarla a organizzare la raccolta delle immondizie, come abbiamo fatto con Germano Salvagno per la laguna del Lusenzo, e prima ancora con altri amici nel canal Vena. Mi ha scritto una frase che mi ha colpito e convinto: "Andiamo a ripulire la spiaggia prima che il mare se la riprenda". Pochi giorni dopo Piero Mescalchin ha pubblicato quel magnifico video di denuncia sul degrado delle Tegnue, ingolfate da reti da pesca, lattine, batterie e tutto quello che possiamo immaginare.
E allora avanti con la pulizia! La Veritas ci ha messo a disposizione guanti, sacchi per la differenziata e lo smaltimento del giorno dopo. Ci siamo ritrovati stamattina nonostante la pioggia, ma domenica 27 gennaio, alle 9.30 torneremo col sole e con tanti altri amici e amiche del mare. Abbiamo conquistato l'accesso alla spiaggia, raccolti in cerchio abbiamo bevuto del tè caldo e letto una poesia di Fernando Pessoa, un poliedrico poeta portoghese.
Sembra che sia una lotta titanica e insensata la nostra. Eppure nel cuore un calore si accende, desiderio di cambiamento, di condivisione, di comunità. Perchè aspettare la riapertura degli stabilimenti e la riaccensione dei riflettori del turismo di massa per tutelare il nostro mare? Noi che viviamo qui, tra terra e mare, o come suggerisce Giuseppe nella "Terra d'Amare", abbiamo tutto il diritto, il piacere e l'onore di poter godere questo tesoro impetuoso di onde.
Di quel tesoro fanno parte le Tegnue, la perla più preziosa dell'Adriatico. 25 km quadrati di scogliere e habitat unici. Meta di un turismo sommerso, questa volta senza frode fiscale però, di grande rilevanza. Custodiamo per noi e per tutti questi inestimabili tesori e sarà così che anche in noi troveremo, nello scrigno del cuore, il vero tesoro. Innamoratevi anche voi! Ci vediamo domenica prossima alle 9.30 al Granso Stanco!

Francisco Panteghini
Mediatore Elementare