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domenica 27 gennaio 2013

Quale sviluppo per quale turismo?

Ho assistito di recente ad una conferenza sul turismo organizzata da uno dei maggiori partiti nazionali. Speravo in una tavola rotonda, con la possibilità anche del pubblico di intervenire, chiedere, proporre. E' stata una qualificata serie di relazioni, per metà tenuta da vari esponenti di partito in clima elettorale e per l'altra metà da una serie di rappresentanti di categorie (albergatori, campeggi, balneari, studiosi di turismo). La seconda parte è stata nettamente quella più interessante ma sono rimasto molto, ma molto deluso, dalla quasi assoluta mancanza di una prospettiva sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale del turismo. Tutti sembrano dimenticarsi che il mare, l'inquinamento, i residenti stessi d'inverno non vanno in vacanza!
Sciorinando dati statistici (in parte falsi, come ha precisato il professore universitario schiettamente) si è parlato del bisogno di strategie chiare, di livello nazionale, di favorire il marchio made in Italy, di sfruttare meglio i beni artistici del Belpaese, di formare meglio il personale, di investire in un settore che rappresenta l'8% del PIL (prodotto interno lordo della nostra economia, e precisamente quella "in regola"). La metafora più usata è stata quella del turismo come "petrolio italiano". Metafora purtroppo molto efficace, perchè il turismo di massa è un'industria pesante, al pari di quella petrolchimica. Inquina, favorisce la speculazione edilizia, consuma il territorio, disgrega gli equilibri delle comunità ospitanti quando le soverchia.
Gli addetti ai lavori hanno messo i politici davanti a un'agenda chiara: ridurre i costi della burocrazia, paragonata continuamente a una complicata e farraginosa macchina, semplificare la normativa, tutelare chi produce invece di ostacolarlo con continui adempimenti o cambiamenti normativi dell'ultimo minuto, reinvestire le eventuali tasse di soggiorno a favore del settore turistico invece di usarle per ripianare pericolanti bilanci. Più che incentivi gli imprenditori insomma hanno bisogno di essere messi in grado di lavorare, produrre, reinvestire in un quadro di riferimento giuridico chiaro e con una burocrazia collaborativa e non gelosa del suo crescente potere, spesso refrattario anche alla stessa dirigenza politica. Alcuni albergatori sottolineavano anche la scarsa quantità di "reapeater" qui in Veneto: ovvero i turisti spesso vengono trattati male e non ritornano. Ma cosa c'entra questo con l'argomento di questo canale su ambiente, alberi e territorio? Purtroppo niente. Purtroppo la coscienza che la salute del nostro ambiente è il più trasversale e primario dei bisogni, e quindi degli obiettivi, è lontano sia dagli amministratori presenti che da molti imprenditori.
Chiogga si confronta troppo spesso come una sorellastra minore a Venezia. Io amo Venezia, ma non ci vivrei mai: sia per il costo altissimo della vita, sia perchè mi soffocherebbe vivere in un "museo all'aria aperta". Io voglio vivere e contribuire a una comunità che evolve, che affronta le sfide sociali, economiche ma soprattutto ambientali di oggi confrontandosi sinceramente. Una comunità che inventa economia in armonia col territorio, senza svendere la sua identità, le sue risorse, la sua stessa anima per soddisfare un turismo usa e getta, da fast food e trancio di pizza, per quanto buona possa essere. Cara Venezia, venduta e resa schiava, dai tuoi stessi figli! Ciòsa Marina, la mia città, è diversa: può ancora scegliere cosa diventare, al contrario di Jesolo ad esempio. Ha ancora una sua identità autonoma, con o senza il divertimentificio estivo è ancora capace di produrre, commerciare, offrire servizi, creare nuove imprese nei settori più disparati.
Questa comunità, se saprà riconoscersi come tale, può essere orgogliosa di aver mantenuto un legame vivo con la sua tradizione marinara e contadina. Questa gente di laguna, tra terra e mare, potrebbe imparare a condurre la sua barca, anzi il suo bragozzo, usando come vela uno sviluppo capillare dell'offerta turistica fondata sull'unicità e sulla qualità ambientale del suo territorio, della laguna, del mare, dei fiumi che da qui partono. Allora vedresti rifiorire le campagne, ridurre la speculazione, alimentare itinerari in bicicletta, gustare i prodotti tipici che nessun altro ha, rilanciare il consumo e la cultura del pesce, godere le Tegnue e vivere il mare in tutte le stagioni.
Mio nonno Arturo portava subito dopo la guerra la famiglia in ferie dal Trentino alla spiaggia di Sottomarina, perchè quel vecchio saggio preside, era convinto che il mare e le sabbie di queste sponde avessero reali proprietà curative e salutari. Io ne resto convinto anche oggi ma chi ci vive sembra avere dimenticato che l'identità profonda di questo pezzo d'Adriatico è proprio offrire benessere naturale: mare, sabbiature, sport e yoga all'aperto, cibo sano, massaggi e altro ancora che potremo inventare e attirare qui. E ancora: il possibile ulteriore sviluppo del porto e delle darsene, se sapranno coniugare rispetto per l'ambiente e sviluppo della rete di canali, fiumi e ferrovie attorno alla città. Giacomo di Stefano ha navigato i fiumi d'Europa su una barca di legno, a vela e remi, di nome CLodia: è arrivato a Istanbul, l'antica Bisanzio che tanto ha contribuito alla nascita e allo sviluppo della cultura lagunare veneziana. Spero che sia un ottimo auspicio per uno sviluppo del turismo di qualità, slow perchè si gode il territorio e le relazioni.

Francisco Merli Panteghini
Mediatore elementare

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